Vaticano - Le Parole della Dottrina
a cura di don Nicola Bux e don Salvatore Vitiello
Città del Vaticano (Agenzia Fides)
Non pochi esperti e commentatori si chiedevano nei mesi scorsi come sarebbe andato il viaggio apostolico del Santo Padre il Terra Santa.
C’era anche chi suggeriva semplicemente di non andare: troppo complicata la situazione con i palestinesi dopo il conflitto di Gaza e con gli ebrei dopo l’affaire Williamson e la persistente diatriba su Pio XII.
Ciò nonostante Papa Benedetto XVI, che ha una visione alta del mistero di Dio che la Chiesa deve annunciare al mondo, si è mosso unicamente guidato dallo Spirito Santo e non da altre logiche “politiche” per quanto reali. San Paolo, infatti, ricorda che “la realtà è Cristo” (Col 2,17).
Quest’ottica ha trasformato il viaggio in un trionfo su tutte le previsioni, anche quelle di taluni giornalisti che ancora leggono le cose della Chiesa secondo schemi “progressisti”, cioè buoni, da contrapporre a quelli “conservatori”, cioè cattivi. Dobbiamo domandarci, quale sia la logica che deve guidare qualsiasi pastore della Chiesa nel mondo, a cominciare dal Papa? Unicamente quella dell’annuncio del Vangelo di Gesù Cristo, che si è incarnato per rendere testimonianza alla verità, è morto per i nostri peccati ed è risuscitato per salvare e rendere giusti gli uomini.
Sembra semplice, ma questo è messo tra parentesi non solo nel mondo – ed è ovvio – ma persino talora nella Chiesa. Non da ora, c’è infatti chi vorrebbe togliere alla vita di Cristo qualsiasi valenza veritativa, alla morte qualsiasi valore espiatorio e alla risurrezione qualsiasi rilevanza storica. Eppure Cristo è morto “propter” cioè a favore degli uomini e al loro posto, in quanto solo Lui poteva riparare o soddisfare l’offesa recata a Dio col peccato, come dice la dottrina della Chiesa. Nessun altro essere umano, finito e peccatore, poteva farlo. Lui sì, perché ad un tempo vero Dio e vero uomo.
Nell’Enciclica “Spe salvi” il Santo Padre Benedetto XVI addita “la figura di Cristo come del vero filosofo che in una mano tiene il Vangelo e nell'altra il bastone da viandante, proprio del filosofo. Con questo suo bastone Egli vince la morte; il Vangelo porta la verità che i filosofi peregrinanti avevano cercato invano. In questa immagine, che poi per un lungo periodo permaneva nell'arte dei sarcofaghi, si rende evidente ciò che le persone colte come le semplici trovavano in Cristo: Egli ci dice chi in realtà è l'uomo e che cosa egli deve fare per essere veramente uomo. Egli ci indica la via e questa via è la verità. Egli stesso è tanto l'una quanto l'altra, e perciò è anche la vita della quale siamo tutti alla ricerca. Egli indica anche la via oltre la morte; solo chi è in grado di fare questo, è un vero maestro di vita. La stessa cosa si rende visibile nell'immagine del pastore […]: ‘Il Signore è il mio pastore: non manco di nulla ... Se dovessi camminare in una valle oscura, non temerei alcun male, perché tu sei con me ...’ (Sal 23 [22], 1.4). Il vero pastore è Colui che conosce anche la via che passa per la valle della morte; Colui che, anche sulla strada dell'ultima solitudine, nella quale nessuno può accompagnarmi, cammina con me guidandomi per attraversarla: Egli stesso ha percorso questa strada, è disceso nel regno della morte, l'ha vinta ed è tornato per accompagnare noi ora e darci la certezza che, insieme con Lui, un passaggio lo si trova.
La consapevolezza che esiste Colui che anche nella morte mi accompagna e con il suo ‘bastone e il suo vincastro mi dà sicurezza », cosicché « non devo temere alcun male’ (cfr Sal 23 [22],4) – era questa la nuova « speranza » che sorgeva sopra la vita dei credenti” (cf. Spe Salvi n. 6).
Cristo non ha trovato nella sua morte espiatoria appena un motivo di speranza, in quanto egli stesso è la Speranza: ‘Surrexit Christus spes mea’, canta la Sequenza pasquale. Questa e non altra è la ragione necessaria e sufficiente del viaggio del Papa in Terra Santa dove Gesù Cristo si è fatto carne a Nazareth, è nato a Betlemme, ha predicato in Galilea e Giudea, è morto ed è risuscitato a Gerusalemme.
© Copyright (Agenzia Fides 14/5/2009; righe 43, parole 692)
a cura di don Nicola Bux e don Salvatore Vitiello
Città del Vaticano (Agenzia Fides)
Non pochi esperti e commentatori si chiedevano nei mesi scorsi come sarebbe andato il viaggio apostolico del Santo Padre il Terra Santa.
C’era anche chi suggeriva semplicemente di non andare: troppo complicata la situazione con i palestinesi dopo il conflitto di Gaza e con gli ebrei dopo l’affaire Williamson e la persistente diatriba su Pio XII.
Ciò nonostante Papa Benedetto XVI, che ha una visione alta del mistero di Dio che la Chiesa deve annunciare al mondo, si è mosso unicamente guidato dallo Spirito Santo e non da altre logiche “politiche” per quanto reali. San Paolo, infatti, ricorda che “la realtà è Cristo” (Col 2,17).
Quest’ottica ha trasformato il viaggio in un trionfo su tutte le previsioni, anche quelle di taluni giornalisti che ancora leggono le cose della Chiesa secondo schemi “progressisti”, cioè buoni, da contrapporre a quelli “conservatori”, cioè cattivi. Dobbiamo domandarci, quale sia la logica che deve guidare qualsiasi pastore della Chiesa nel mondo, a cominciare dal Papa? Unicamente quella dell’annuncio del Vangelo di Gesù Cristo, che si è incarnato per rendere testimonianza alla verità, è morto per i nostri peccati ed è risuscitato per salvare e rendere giusti gli uomini.
Sembra semplice, ma questo è messo tra parentesi non solo nel mondo – ed è ovvio – ma persino talora nella Chiesa. Non da ora, c’è infatti chi vorrebbe togliere alla vita di Cristo qualsiasi valenza veritativa, alla morte qualsiasi valore espiatorio e alla risurrezione qualsiasi rilevanza storica. Eppure Cristo è morto “propter” cioè a favore degli uomini e al loro posto, in quanto solo Lui poteva riparare o soddisfare l’offesa recata a Dio col peccato, come dice la dottrina della Chiesa. Nessun altro essere umano, finito e peccatore, poteva farlo. Lui sì, perché ad un tempo vero Dio e vero uomo.
Nell’Enciclica “Spe salvi” il Santo Padre Benedetto XVI addita “la figura di Cristo come del vero filosofo che in una mano tiene il Vangelo e nell'altra il bastone da viandante, proprio del filosofo. Con questo suo bastone Egli vince la morte; il Vangelo porta la verità che i filosofi peregrinanti avevano cercato invano. In questa immagine, che poi per un lungo periodo permaneva nell'arte dei sarcofaghi, si rende evidente ciò che le persone colte come le semplici trovavano in Cristo: Egli ci dice chi in realtà è l'uomo e che cosa egli deve fare per essere veramente uomo. Egli ci indica la via e questa via è la verità. Egli stesso è tanto l'una quanto l'altra, e perciò è anche la vita della quale siamo tutti alla ricerca. Egli indica anche la via oltre la morte; solo chi è in grado di fare questo, è un vero maestro di vita. La stessa cosa si rende visibile nell'immagine del pastore […]: ‘Il Signore è il mio pastore: non manco di nulla ... Se dovessi camminare in una valle oscura, non temerei alcun male, perché tu sei con me ...’ (Sal 23 [22], 1.4). Il vero pastore è Colui che conosce anche la via che passa per la valle della morte; Colui che, anche sulla strada dell'ultima solitudine, nella quale nessuno può accompagnarmi, cammina con me guidandomi per attraversarla: Egli stesso ha percorso questa strada, è disceso nel regno della morte, l'ha vinta ed è tornato per accompagnare noi ora e darci la certezza che, insieme con Lui, un passaggio lo si trova.
La consapevolezza che esiste Colui che anche nella morte mi accompagna e con il suo ‘bastone e il suo vincastro mi dà sicurezza », cosicché « non devo temere alcun male’ (cfr Sal 23 [22],4) – era questa la nuova « speranza » che sorgeva sopra la vita dei credenti” (cf. Spe Salvi n. 6).
Cristo non ha trovato nella sua morte espiatoria appena un motivo di speranza, in quanto egli stesso è la Speranza: ‘Surrexit Christus spes mea’, canta la Sequenza pasquale. Questa e non altra è la ragione necessaria e sufficiente del viaggio del Papa in Terra Santa dove Gesù Cristo si è fatto carne a Nazareth, è nato a Betlemme, ha predicato in Galilea e Giudea, è morto ed è risuscitato a Gerusalemme.
© Copyright (Agenzia Fides 14/5/2009; righe 43, parole 692)